S.P.Q.R.
Arco di Vespasiano Via Nova, Monti, Roma, 00184, Italy |
La prima è:
S.P.Q.R.: Senatus PopulusQue Romanus.
Letteralmente: il senato ed il popolo romano ("-que" è congiunzione con il significato di "e"). Questa è la versione più comunemente diffusa di S.P.Q.R.
La seconda versione (credo che sia quella veramente giusta) è
:
S.P.Q.R.: Senatus Populus Quiritium Romanus [Fonte: "IL" Castiglioni/Marriotti].
Letteralmente: il senato e (tutto) il popolo romano dei Quiriti. In senso figurato indica tutto l'insieme del popolo romano, sia nei rapporti politici e militari, i romani, che in quelli civili, i quirites, nel significato di cittadini. Il Quirite è infatti il cittadino dell'antica Roma. Secondo una tradizione antica, il termine era una corruzione di Curites (dalla città di Cures [2], patria del secondo re di Roma, Numa Pompilio), il nome della tribù di Sabini originariamente stanziati sul Quirinale e devoti al dio Quirino.[1]All'origine della città, i Curiti, dopo essersi scontrati coi Latini di Romolo (il leggendario episodio del Ratto delle Sabine), si fusero con essi divenendo un solo popolo e condividendo coi latini il governo della nascente Roma, tanto che il loro re Tito Tazio regnò assieme a Romolo: da questa unione derivò ai "Romani" l'appellativo di "Quiriti".[1] Per estensione, nel tempo, l'uso del termine Quiriti passò quindi ad indicare tutti i Romani nella loro condizione di cittadini liberi e dunque parte dello Stato. Secondo invece Plutarco il termine Quiriti deriverebbe dal termine sabino che indica la spada (curis)[3]
L'acronimo S.P.Q.R. è utilizzato in iscrizioni ufficiali romane per sancire il volere dello stato romano e come "logo" della Repubblica di Roma.
Un esempio è l'iscrizione riportata sul monumentale trofeo di Augusto, TROPAEUM ALPIUM. Il Trofeo delle Alpi, eretto per volontà del Senato nel 7-6 a.C. in onore delle vittorie riportate da Augusto sulle popolazioni alpine, si trova a nord dell'odierno principato di Monaco a La Turbie (Costa Azzurra), lungo l'antica via Iulia-Augusta che collegava l'Italia alla Gallia e alla Spagna. Sulla base del monumento c'era una lunga iscrizione celebrativa con lettere in bronzo, oggi ricostruita, che riportava l'elenco dei 44 popoli alpini e galli sottomessi dall'Imperatore.
Ecco l'iscrizione.
IMP . CAESARI . DIVI . FILIO . AVG .
PONT . MAX . IMP . XIIII . TRIB . POT . XVII
S . P . Q . R
QUOD . EIUS . DVCTV . AVSPICIISQVE . GENTES . ALPINAE .
OMNES . QVAE . A . MARI . SVPERO . AD . INFERVM . PERTINEBANT .
SVB . IMPERIVM . P . R . SVNT . REDACTAE
GENTES . ALPINAE . DEVICTAE . TRIVMPILINI . CAMVNI .
VENNONETES . VENOSTES . ISARCI . BREVNI . GENAVNES .
FOCVNATES . VINDELICORVM . GENTES . QVATTVOR . COSVANETES .
RVCINATES . LICATES . CATENATES . AMBISONTES . RVGVSCI .
SVANETES . CLAVCONES
BRIXENTES . LEPONTI . VBERI . NANTVATES . SEDVNI . VARAGRI .
SALASSI . ACITAVONES . MEDVLLI . VCENNI . CATVRIGES . BRIGIANI
SOGIONTI . BRODIONTI . NEMALONI . EDENATES . VESVBIANI .
VEAMINI . GALLITAE . TRIVLLATI . ECTINI
VERGVNNI . EGVITVRI . NEMETVRI . ORATELLI . NERVSI . VELAVNI .
SVETRI
Nei secoli fino a noi, all'acronimo SPQR sono inoltre state attribuiti diversi significati.
Una leggenda anticipa l'acronimo SPQR al periodo regio e ne fa autori i Sabini, che avrebbero così inteso sottolineare la loro potenza: la sigla starebbe per "Sabinis Populis Quis Resistet": "Chi potrà resistere alle genti sabine?". Vinti i Sabini, i Romani avrebbero poi risposto mettendo in fila le stesse iniziali per affermare solennemente la propria autorità.
In seguito, la sigla è stata sempre oggetto di diverse interpretazioni fin dal Medioevo, secondo l'umore, il clima politico e il papa del momento. In un documento quattrocentesco troviamo infatti ben cinque versioni.
Sapiens Populus Quaerit Romam: "Un popolo saggio ama Roma".
Stultus Populus Quaerit Romam: come sopra, ma il popolo diventa "stolto".
Senex Populus Quaerit Romam: idem, ma con un "vecchio popolo".
Salus Papae Quies Regni: "Salvezza del papa, tranquillità del regno".
Sanctus Petrus Quiescit Romae: "San Pietro riposa a Roma".
Un salto di quattro secoli, e arriviamo nella Roma del Belli. In un sonetto del Commedione un popolano così attualizza l'acronimo: "Solo Preti Qui Regneno". Insomma, corsi e ricorsi storici: prima i Sabini, poi Roma che toglie loro il potere, poi la Chiesa che esautora le gloriose istituzioni laiche della Repubblica...
S.P.Q.R. quindi non significa Sono Pazzi Questi Romani, come Asterix ci ha erroneamente insegnato. Né tantomeno Sono Porci Questi Romani, come hanno successivamente storpiato Massimo Boldi e poi Umberto Bossi.
Quasi dimenticavamo.
S.P.Q.R significa da ora anche Sapientia Potius Quam Ruina, il titolo della nostra rubrica, che tradotto vuol dire "la sapienza piuttosto che la rovina".
Verba volant, scripta manent
Letteralmente: Le parole volano, le cose scritte restano, o meglio: ciò che è detto se ne vola via, ciò che è scritto rimane.
Verbum, i: parola.
Volo, as, avi, atum, are: volare.
Scriptum, i: scritto, testo, lettera (part. di scribo).
Maneo, es, mansi, mansum, ere: rimanere, restare, durare, persistere.
Da "Siamo tutti latinisti", di Cesare Marchi:
Gli impegni scritti sono sempre vincolanti, quelli verbali sono più elastici; si può sempre obiettare, all'altro che ti contesta: "Hai capito male", oppure, massima concessione, "Non ci siamo spiegati bene". Verba volant scrìpta mànent, le parole volano, gli scritti restano, equivale al proverbio "carta canta e villan dorme".
Rebus
Traducete la seguente frase:
i vitelli dei romani sono belli.
La soluzione del problema linguistico è, traducendo dal latino all'italiano (non ve l'avevamo detto):
Va, o Vitellio, al grido di guerra del dio romano!
Dall'italiano al latino diventa invece: vitelli romanorum pulchri sunt.
Ricordiamo nell'occasione anche la frase "Cane nero", che tradotta dal latino significa "canta, Nerone".
Locuzioni latine
Ad bestias
(Condanna) alle bestie feroci del circo.
Usata nel linguaggio giuridico.
Aut Caesar aut nihil
O Cesare o niente.
Locuzione attribuita a Cesare Borgia, viene usata per indicare un'ambizione esagerata.
Contraddictio in adiecto
Significa letteralmente "contraddizione nell'attributo", e sta a indicare un concetto formato da un sostantivo e un attributo, dove l'attributo è contraddittorio rispetto al sostantivo, ad esempio "silenzio assordante". Corrisponde alla figura retorica dell'ossimoro.
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur
Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata.
La frase è riportata da Tito Livio ed è relativa alla richiesta di aiuto fatta da Sagunto, città romana in Spagna, alla capitale Roma. A Roma si discusse molto se inviare rinforzi fino a che i cartaginesi di Annibale conquistarono e distrussero la città assediata.
Si dice relativamente a una situazione in cui, di fronte a un problema da affrontare con decisione e velocità, si perde tempo a discutere piuttosto che ad affrontarlo.
Hic sunt leones
Frase latina che significa "qui ci sono i leoni", spesso riportata nella storiografia e nella pubblicistica, ma che non ha riscontri nella cartografia antica.
Il significato attuale è di ambiente o condizione pericolosa, nella quale è necessario avere particolare cautela.
Homo homini lupus
L'uomo è un lupo per l'altro uomo.
È una massima che è stata scritta, forse per la prima volta, da Plauto nella commedia Asinaria nella forma "lupus est homo homini".
Homo mundus minor
L'uomo è un mondo in miniatura.
Frase di Anicio Manlio Torquato Severino Boezio, filosofo romano del V secolo.
Impossibilium nulla obligatio est
Non v'è nessun obbligo nei confronti delle cose impossibili.
Frase attribuita a Celso il giovane, giurista.
In corpore vili
Letteralmente, nel corpo di uno da poco.
La locuzione completa è: Faciamus experimentum in corpore vili, cioè "facciamo un esperimento in un corpo vile". È un motto attribuito ai medici che, secondo l'opinione comune, facevano esperienza sui corpi delle persone di poca importanza.
In dubiis abstine
Nei casi dubbi, astieniti. Nelle situazioni ambigue, astieniti.
La locuzione appartiene al linguaggio giuridico ed è di probabile origine medievale. Veniva in origine utilizzata in riferimento all'accettazione di eredità: se non si conoscono tutti i particolari dell'eredità è consigliabile non accettarla, poiché si assumerebbero anche i debiti relativi.
Ipse dixit
L'ha detto lui.
Solitamente si usa per riferire una frase che è stata detta da un'altra e più autorevole persona, e che quindi risulta essere indiscutibile.
Primus inter pares
Primo fra uguali.
Indica il capo gerarchico di un gruppo di persone tutte di pari dignità, prestigio o rango fra loro.
Relata refero
Riferisco ciò che mi è stato detto, o riferisco ciò che mi è stato riferito.
È una frase che si usa quando si riferiscono le parole di un'altra persona e non si intende associarsi ad esse.
Sic transit gloria mundi
Letteralmente "così passa la gloria del mondo", significa che le glorie e le cose terrene sono effimere e non durature, e viene spesso citata in occasione di cadute successive a trionfi o alla morte di personaggi o dittatori famosi. Si tratta di una locuzione derivata dal De Imitatione Christi, testo religioso cristiano del secolo XIII o XIV.
Si parva licet componere magnis
Se è lecito paragonare le piccole cose alla grandi.
È una frase di Virgilio, dalle Georgiche, e nel linguaggio attuale viene utilizzata quando si azzarda un paragone che potrebbe apparire sproporzionato. Nell'opera originale il paragone era tra il lavoro delle api e quello dei Ciclopi.
Solve et repete
Paga, poi chiedi la restituzione.
Si tratta di una formula giuridica.
Talis pater, talis filius
Tale padre tale figlio.
Solitamente è usato in senso negativo, e indica che i difetti del padre si ritrovano anche nel figlio.
Timeo Danaos, et dona ferentes
Temo i greci, anche quando recano doni.
È una frase presente nell'Eneide di Publio Virgilio Marone, pronunciata da Laocoonte ai troiani nel tentativo di convincerli a non accettare il dono del cavallo durante l'assedio di Troia da parte dei greci. Per indicare i greci viene utilizzato il termine danai, l'antico popolo di Argo.
Il significato attuale è che non ci si deve mai fidare dei nemici, anche quando questi hanno atteggiamenti amichevoli.
Verbum de verbo
Parola per parola.
È una locuzione di Terenzio.
Nessun commento:
Posta un commento